Riflessione: cos'è la Poesia
<<Poiesis>> termine greco che indica il produrre, più precisamente il
“fare dal nulla”, “portare ad esistenza ciò che prima non c’era”, è il
processo creativo in tutte le sue più varie articolazioni, non un fatto
chiuso al semplice comporre testi, ma qualcosa che pervade uno spazio
vastissimo, e che impiega qualità latenti dell’essere umano per
manifestarsi.
Gli antichi legavano queste qualità ad una musa, anzi a più muse, le
quali erano (e sono) le divine ispiratrici che facevano sì che tramite gli
esseri umani venissero alla luce nuovi pensieri, nuove conoscenze e
scoperte. La parola musa, secondo un’interpretazione etimologica,
deriva dalla radice indo-germanica MA (Man), alla quale son legati tutta
una serie di termini e significati quali: Man = pensare, conoscere;
Manye = investigo; Maino = aspiro, col pensiero rivolto a;
Ecco che il Buddha viene chiamato il Muni (animo), che in sanscrito è
“colui che conosce il valore del silenzio”, “persona che fa introspezione,
che è pensierosa”, da qui ci possiamo ricollegare al significato greco di
“produrre dal nulla”, la poesia è quello stato di vuoto, contemplativo,
attraverso il quale emergono le conoscenze profonde di sé stessi e del
mondo circostante, la poesia è precisamente il Silenzio che parla, che ci
istruisce e ci espande, è la voce interiore dell’anima.
Questa è una qualità umana presente in potenza in tutti gli uomini, in
quanto chiunque in ogni momento può volgere lo sguardo all’interno di
sé ed iniziare ad ascoltare quella voce che dal nulla gli dona una nuova
visione, un’immagine, una parola. Ecco quindi che il poeta è in ogni
uomo, e manifestarlo è portare alla luce del sole quello che prima era
sotto la crosta terrena. Fare il poeta è fare il contadino, è coltivare i semi
delle proprie piante interiori, che daranno frutti e fiori donando così
nutrimento e bellezza alla vita interiore di altri esseri umani, che altro
non sono se non un fertile terreno, un campo di possibilità, nel quale il
Silenzio del Nulla può manifestarsi. I poeti sono dunque i contadini del
Silenzio, questo occulto proprietario terriero.
come scribi delle sue più svariate storie. E solo volgendo lo sguardo e
l’udito all’interno, come una tartaruga che si racchiude dentro il suo
guscio, è possibile ascoltare questa intima favola, una favola che narra le
vicende delle anime degli uomini, della vita sulla terra, delle esperienze
oniriche, di quel mondo sotterraneo, selvatico e irrazionale che è il
nostro inconscio.
Tutto ciò che si scrive e si dice può sembrare un vuoto insieme di parole,
un gruppo di lettere che crea suoni, i quali però riempiono la nostra
mente di immagini e queste sì che posseggono i veri significati, queste
sono i veri messaggi, i simboli, che agiscono nel Silenzio Interiore di chi
le legge. Tutto questo meraviglioso processo di contagio del Silenzio
avviene da quando l’uomo ha iniziato a comunicare tramite l’arte,
ovvero tramite il produrre “composizioni di segni” che avevano un
significato mitologico, oggettivo, che valeva come guida interpretativa
della realtà per un dato numero di persone che si riunivano in un
popolo, dando vita alle prime comunioni e società umane.
Ecco quindi che il processo evolutivo che ha guidato l’umanità, dai primi
uomini ad oggi, è un processo creativo, è uno stato artistico che si
manifesta per portare innovazione e cambiamento. Questo stato ha
radici profonde, nei Sacri Silenzi delle interiora umane, che fungono da
serbatoi del progresso per i popoli.
Dentro questi serbatoi giace la potenza irrazionale, che sfonda le
barriere del conscio ogni qual volta trova una nicchia, un piccolo
squarcio, da quale passare e portare così a galla una parcella, un
acconto, nuovi materiali, per continuare così l’opera evolutiva della
razza.
Dato ciò è possibile che in alcuni sorga un desiderio di penetrare
volontariamente in questi serbatoi, per arricchire ed espandere la
propria coscienza, e per emanazione, come i cerchi prodotti da una
pietra che cade nel lago, giungere ad altri esseri, ed insinuare così in loro
il sospetto che vi sia qualcosa sotto la superficie.
questi luoghi dell’anima pieni di tesori, non sono solamente rose e fiori,
anzi! Come ci ha raccontato eccelsamente Dante è necessario passare
per un habitat infernale prima di giungere ai fiori paradisiaci, abitato da
belve feroci, demoni mostruosi ed infiniti lamenti, viaggio che non può
essere affrontato con successo da chiunque, e nel quale si può cadere in
certe posizioni dalle quali è impossibile rialzarsi, restando così bloccati
nella sofferente follia degli inferi. E’ dunque bene, prima di assecondare
ogni nostro desiderio di scoperta, avere cognizione di causa di quel che
si sta per compiere e valutare successivamente se vale la pena correre il
rischio. Dico questo perché quando l’irrazionale invade il nostro piccolo
e misero mondo moderno, inteso come paradigma percettivo-
interpretativo con il quale la mente decifra la realtà, è paragonabile
all’eruzione vulcanica che invada un paesello: non c’è scampo, verrà
fuso e polverizzato. Ma se sappiamo risorgere dalle ceneri, scopriremo
che questo magma avrà anche portato con sé i semi della nuova visione,
le nuove immagini con le quali daremo vita ad una nuova realtà. Infatti
la cenere possiede un potere fertilizzante e antiparassitario che i
contadini conoscono bene, e viene utilizzata da questi nei loro terreni
per renderli vigorosi e pronti a crescere piante sane e fruttuose.
I magnifici processi alchemici dell’evoluzione e gli espedienti che li
attuano sono proprietà di quel ricco latifondista chiamato Silenzio
Interiore, ed il poeta-contadino è il vassallo (= uomo libero che si
rendeva soggetto ad un Signore mediante il contratto di vassallaggio) di
questo eterno, infinito, Signore.
Brano tratto da Le voci del Silenzio
-Nikòlaos
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