Sin-Wur / Haou-Nebout / Wouivre / Serpente - Un sottile collegamento millenario
https://pierluigimontalbano.blogspot.com/2010/05/popoli-del-mare-vii.html
Attorno al IV Millennio a.C. non esisteva la dicotomia fra scienza e religione ma vigeva la "scienza sacra" il cui compito era la ricerca dell'armonia assoluta fra alto e basso, fra cielo e terra: fu così che l'Egitto venne creato a immagine del cielo. Una regione oscura in riva al mare potrebbe aver generato la civiltà da cui proveniamo, ed è nei testi sacri egizi che un luogo ancestrale viene per la prima volta nominato: l'Haou-Nebout, un luogo ai confini nord-occidentali del mondo.
Nell'antichità era universalmente accettato il concetto che al di là delle Colonne d'Ercole si estendesse un unico vasto mare che circondava la terra, a sua volta delimitato dallo scorrere del fiume Oceano, il Sin-wur, letteralmente il grande circolo. (Spirale?).
Anche nei poemi omerici Oceano è il fiume che scorre nel Grande Mare, tuttavia ben distinto da esso. Abbiamo quindi l'equivalenza fra il fiume Oceano che scorre nel grande mare, e il Sin-Wur che scorre nel Wad-wur, cioè il Grande Verde, espressione che gli egizi adottavano per mare-oceano, ossia l'intero mondo marino. Per gli egizi l'Haou-Nebout sono le isole nel centro del Grande Verde. Le genti di questa area geografica non bene identificata saranno celebri in Egitto come importatori di pietre preziose e metalli.
Questi popoli rappresentarono la peggior minaccia che l'Egitto abbia subìto dal tempo del dominio degli Hyksos, con il grande tentativo di invasione ai tempi di Ramesse III. Rimarranno celebri nella storia come i popoli del mare, definizione di Maspero che sintetizzava una espressione con cui gli egizi li conoscevano e identificavano: coloro che vivono nelle isole del cuore del Grande Verde. Alla domanda “chi sono gli Haou-Nebout”, la storia ci riserva una risposta dubbia, perché saranno i mercenari greci in servizio in Egitto verso l'VIII a.C. a venire usualmente così chiamati. La conferma di ciò risiede nella famosa Stele di Rosetta, di epoca tolemaica, dove il termine viene tradotto con "hellenikos". Fu automatico, una volta legato il termine ai greci, creare l'equivalenza: isole dell'Haou-Nebout = isole della Grecia. Il grande problema che si pone di fronte a questa realtà è il seguente: dato che i greci appaiono con i micenei (Achei) verso il 1700 a.C., come è possibile che gli egizi conoscessero il termine Haou-Nebout, che equivarrebbe a greci, prima del 3000 a.C.? Ma da quando esiste la genìa dei greci? I testi egizi sembrano non essere stati compresi. Quella equivalenza derivata dalla Stele di Rosetta è inaccettabile.
Sino a quando abbiamo pensato che dall'Egeo si fosse espansa la civiltà, tutto ciò poteva avere un senso logico, ma oggi sappiamo che Stonehenge era già terminata quando la civiltà micenea non era ancora nata. Ci chiediamo quindi se la terra d'origine, peraltro ignota, della civiltà megalitica e degli achei-micenei non fosse la stessa. E' a questo punto che si rende necessario un approfondimento del termine Haou-Nebout, non solo geografico ma anche etnico, infatti come sappiamo indica i popoli del mare. Gli egizi lo collocano in uno spazio di enormi dimensioni agli estremi confini nord-occidentali del mondo. Ne facevano parte le isole del centro del Grande Verde, cioè il mare Oceano ed un numero rilevante di popoli nordici su altre isole chiamati generalmente "i paesi nordici". Spazi che si estendevano lungo quello che gli antichi consideravano il limite dell'universo terrestre, cioè il Sin-wur.
Potrebbe esserci un rapporto fra la terminologia Sin-Wur / Wad-Wur (in particulare Wur) con Wouivre
La guivre (o vuivre) è una creatura della mitologia cristiana somigliante al drago e alla viverna. I termini "guivre" e "vuivre", al pari degli affini "viverna" e "wurm" (tutti designanti mostri dalle fattezze serpentine), derivano dal francoconteese "vouivre", che a sua volta deriva dal latino "vipera".
Descrizione
La guivre è descritta come un grosso serpente con una testa di drago, la quale in certe fonti ha sulla fronte delle corna. È dotata di un alito velenoso, con la quale attacca gli uomini con particolare aggressività, anche se non viene provocata. Questi mostri avrebbero popolato i pozzi e torrenti della Francia medievale, costituendo una minaccia mortale per la popolazione delle campagne. Il loro unico punto debole è che non sopportano la vista di uomini nudi: trovandosene uno davanti, fuggono intimidite.
L. Charpentier invece dice questo:
“Più sensibili di noi all'azione e alle virtù delle forze naturali, gli antichi conoscevano questi luoghi molto meglio di noi, tanto che si è costretti, per ritrovarli, a ricercare i segni che vi furono lasciati: megaliti, dolmens o templi. E questo è il caso di Chartres. Agli uomini del XX secolo, questo «Spirito» che alita può apparire piuttosto infantile; ma il motivo è uno solo: le metafore e le immagini sono mutate. Questo «spirito» lo si può designare con nomi particolarmente saccenti, ma sarebbe un vero peccato non chiamarlo con il suo antico nome gallico: Wouivre. La Wouivre è stata personificata in diversi modi: ma sono immagini di poeti. La Wouivre è il nome che i nostri antichi predecessori diedero ora ai serpenti che strisciavano al suolo e, per estensione imitativa, ai corsi d'acqua che «serpeggiavano», come la Woëvre - ora alle correnti che percorrono la Terra, che serpeggiano nel suolo. Oggi le chiamiamo, con termine più usuale «correnti telluriche». Tra queste correnti telluriche ve ne sono alcune che nascono dalle acque sotterranee; altre da falde di terreni che hanno messo in contatto dei suoli di nature diverse, che accusano differenze di potenziale ai cambiamenti di temperatura; altre ancora che provengono dal più profondo del magma terrestre.
Queste correnti sono la manifestazione stessa della vita della terra e, dove esse non arrivano affatto, la terra è come morta, senza fecondità, come sarebbe una parte dei corpo umano che non fosse più irrigata dalle correnti sanguigne; per contro apportano nei luoghi dove si manifestano un nuovo impulso di vita che rende feconde le terre. Sono luoghi che i serpenti cercano volentieri, donde forse questa assimilazione delle correnti e dei serpenti scelti per rappresentarle. D'altra parte, senza dubbio per similitudine, gli antichi chiamavano ugualmente Wouivre le correnti che noi chiameremmo ora «cosmiche» o, almeno, «magnetiche». Le rappresentavano mediante serpenti alati e, a volte, mediante uccelli: le sirene. I luoghi dove correnti telluriche e correnti aeree, a causa della loro natura, si ricongiungevano, davano origine a dragoni, draghi, alle Melusine. Di queste correnti terrestri, ce n'erano di buone e di cattive. Le buone erano quelle che facevano - e fanno sempre - del bene alle piante, agli animali, agli uomini. Una volta la gente si riuniva per vivere in questi luoghi benefici. Le piante vi crescono meglio, gli animali vi prosperano, la salute degli uomini è migliore. Si contrassegnavano i luoghi dove queste correnti fecondanti erano particolarmente attive con pietre che in qualche modo le fissavano. le condensavano. A volte, si ergevano alte queste pietre per raccogliere così le correnti celesti; noi le chiamiamo ora menhirs. Erano pietre di fecondità, perché accumulavano le proprietà fecondanti della terra e del cielo. Ma non si equivochi, si trattava di pietre utilitarie; «funzionali» direbbero i nostri tecnocrati. È veramente impossibile immaginare che gli uomini del passato abbiano ragionato come una padrona di casa che ordina il suo salotto e attacca un quadro perché «sta bene» …
…
Se si preferisce esprimere ciò inmaniera più moderna, in questo poggio dove si trova la cattedrale si può riscontrare il luogo in cui confluisce una corrente tellurica particolare. Ci fu d'altra parte un vescovo di Chartres, che non era certo della classe di coloro che ruppero le vetrate per vedere più chiaro o di quelli che riempirono la cattedrale di altoparlanti, Mgr Pie, che diceva parlando della sua chiesa: «La Fonte è in basso e in alto». Per utilizzare un'immagine che è stata ripresa dall'iconografia cristiana in mille modi - anche se non è affatto sicuro che essa sia stata sempre compresa - Notre- Dame, la Vergine, ha i piedi sulla testa del serpente, sopra la testa, della Wouivre.”
- I MISTERI DELLA CATTTEDRALE DI CHARTRES
Viverna
La viverna è una creatura leggendaria rappresentata come un rettile alato bipede, simile al drago della tradizione europea, dal quale differisce per la parte posteriore simile a un serpente con la coda uncinata.
A partire dalla seconda metà del '900, la viverna acquista nell'ambientazione fantasy-medievale una sua peculiare identità, affrancandosi quindi dalla generica figura del drago. Nell'immaginario di quel panorama solitamente sputa veleno anziché fuoco, ma vi sono numerose eccezioni, ed è solitamente di dimensioni abbastanza contenute, che si aggirano tra i 9 e i 15 metri di lunghezza. Caratteristica peculiare è la presenza di una cuspide o un pungiglione all'estremità della coda, capace - in alcuni rami delle leggende - di iniettare veleno mortale o paralizzante.
Draghi con i tipici tratti della viverna sono presenti anche nella mitologia africana, dove sono considerati presagio di sventura, si crede tradizionalmente che si nutrano di elefanti, rinoceronti, ippopotami o occasionalmente di gruppi nomadi umani.
FLUSSO
- Da notare il bastone da magister, del saggio, ricurvo, come un serpente o spirale
I nostri antenati utilizzavano correntemente delle tecniche di geobiologia per posizionare correttamente le loro dimore e quelle degli animali e per modificare i campi energetici in maniera da ottenere degli effetti positivi nei luoghi di abitazione, di cultura e di culto. Nell’antica Roma l’àugure, cioè il sacerdote (etrusco), con il capo velato e con la sua verga “lituo, lituus” il bastone ricurvo, tracciava per terra una croce, per mezzo di due assi orientati da est verso ovest (decumanus), e da nord verso sud (cardo). Il lituus era costituito da un corto bastone senza nodi ricurvo in cima, la forma era simile a quella del pastorale, il bastone curvo del Vescovo.
Bastoni pastorali a forma di serpente o drago erano comunemente usati da vescovi e alti funzionari della Chiesa cattolica nel Medioevo.
La forma a spirale del bastone sacro era in qualche modo in rapporto con le correnti telluriche della terra (l’odierno campo d’indagine della geobiologia) che con il rito della posa della “prima pietra” erano fissate e canalizzate. (Wouivre)
http://www.sapienzamisterica.it/v---l-arca--e-la-wouivre.html
RAPPRESENTAZIONI DELLA WOUIVRE A CHARTRES
La struttura della cattedrale di Chartres produce nel visitatore un effetto di elevazione spirituale grazie ad una spinta inspiegabile, presumibilmente di natura magnetica e tellurica, che viene percepita come proveniente dal basso. Il Mistero delle meravigliose cattedrali e abbazie del Medio Evo è legato al serpente sotterraneo, alla Wouivre degli antichi, all’energia guizzante della terra che segue il suo percorso nei suoi vasi sanguigni (le vene del drago) che sono vie energetiche. Gli antichi riuscivano a individuare i luoghi di potere dove il serpente raggiunge la superficie per una faglia della crosta terrestre, questi sono chiamati luoghi (energeticamente) alti. L’energia tellurica è quella di Madre Terra che riveste un ruolo così importante, ma anche il Cielo svolge la sua parte convogliando le energie celesti sul sacro spazio in cui cielo e terra s’incontrano. Proprio in queste aree in cui la Wouivre si manifesta e guizza i costruttori medievali hanno costruito i principali centri di culto della cristianità. La maggior parte delle cattedrali gotiche è dedicata a Maria: l’ultimo volto della Dea Madre. La Madre o Mater è la materia, la sostanza si cui sono fatte le forme, e quando la Mater sale verso il Cielo, diventa Maria Assunta.
https://www.fondazioneterradotranto.it/2013/06/11/ipra-vipera-un-pizzico-di-veleno-si-ma-nelletimologia/#:~:text=Passo alla voce italiana%3A vipera,%2C ma un uovo fecondato).
«passo alla voce italiana: vipera è dal latino vipera(m). probabilmente per sincope da "vivipera(m). composto da vivus/ a/ um=vivo+ la radice di parere= generare: la voce. perciò, alla lettera significherebbe che genera figli vivi in realtà la vipera è un ovipare ma un uovo fecondato). Responsabile dell'incongruenza tra etimologia e realtà è, addirittura, Plinio (I secolo d. C.), come vedremo fra breve
https://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/vipera/
vipera vìpera s. f. [lat. vīpĕra, prob. da *vivipĕra = vivipăra (per la -ĕ- al posto di -ă-, cfr. puerpera) «che partorisce i nati vivi», secondo una credenza accolta anche da Plinio].
RIASSUMENDO
La Wuivre viene rappresentata come un drago, un serpente, simbolo delle forze vitali terresti, sono fiumi tellurici, sono fiumi. Sin-Wur è il Fiume-Oceano. Inoltre quella zona dei popoli del mare, gli Haou-Nebout, erano descritti come violenti e guerrieri forti, zona vista come gli inferi o l’Ade, una specie di oltretomba (quindi abitata anche da mostri? Può avere senso anche il concetto di drago o il suo simbolo alchemicamente parlando, visto che drago e serpente possono essere eguagliati). Wouivre è un termine antico celtico che deriva a sua volta dal latino Vipera, e vipera significa “genera figli vivi”. Il Sin-Wur, insieme al Wad-Wur è indicata dagli egizi come la terra di origine
“L'Egitto è sempre stato considerato nell'antichità come il vero santuario del sapere umano. Non esiste infatti un solo Greco. "sapiente" che non vi si sia dovuto recare per appropriarsi di vera conoscenza. Gli Egizi ritenevano che la loro storia risalisse a molte migliaia di anni prima dell'unificazione di Menes-Narmer attorno al 3000 a.C. e daltron-de nessuno potrebbe affermare che le piramidi non possiedono una conoscenza dal retaggio millenario di cui non abbiamo ancora compreso i fondamenti. A dispetto di ciò, la storiografia ha da sempre declassato al rango di favola ciò che emerge dall'Egitto predinastico anche se testimoniato da lunghe liste di coloro che governarono prima dell'unificazione. Nonostante l'indifferenza dell' archeologia, l'Egitto fornisce una messe di dati e informazioni sin dalle prime dinastie su ciò che riguarda il loro passato e le loro più profonde convinzioni. Si tratta per lo più di formule che si ripetono con insistenza, le quali vengono però relegate a funzione decorativa dall'archeologia pur esprimendo concetti basali su cui gli Egizi fondarono le loro convinzioni e la loro visione dell'universo. Tra questi termini che racchiudono e nascondono i misteri del nostro passato ne emerge uno su tutti per potenza e fragore: è il termine Haou-Nebout. La sua comprensione da parte degli storici soffre di macroscopiche anomalie di interpretazione. Riprendiamo un passo da J. Vercoutter, lo storico che ha approfondito lo studio di tali termini e a cui tutti gli studiosi si riferiscono: Come abbiamo avuto occasione di dimostrare numerose volte, l'espressione Haou-Nebout è molto antica. Verosimilmente era conosciuta nel periodo Pre-dinastico e comunque esisteva all'inizio dell'Antico Regno. L'Haou-Nebout era considerato dagli Egizi uno spazio di enormi dimensioni collocato agli estremi confini nord-occidentali del mondo: ne facevano parte "le Isole del centro del Grande Verde", cioè il mare Ocea-no, e un numero imprecisabile ma rilevante di popoli nordici su altre isole chiamate generalmente "i paesi nordici": spazi che si estendevano lungo quello che gli antichi consideravano il limite dell'universo terrestre, cioè il Sin-wur, il Fiume Oceano. Un luogo ai confini estremi del mondo marino da cui provengono numerosi popoli invasori del Mediterraneo. A dispetto di ciò, poiché tale termine era presente nella stele bilingue di Rosetta ed identificava gli "Elleni", risultò praticamente scontata agli studiosi la traduzione di "isole dell'Haou-Nebout" con "isole dei Greci", e cioè le "isole egee". Tale conclusione è però facile da demolire. Innanzitutto, come già accennato, il termine Haou-Nebout è di origine predinastico, e cioè risalente al 3000 a.C. circa, quando per parlare di Greci sarà necessario attendere circa 1500 anni con l'avvento dei Micenei ma, c'è molto di più. Gli Egizi pongono infatti le isole Haou-Nebout alla radice stessa del genere umano. Tale convinzione si esprime nel concetto dei Nove Archi.
In ogni testo o iscrizione che canti le lodi del faraone, di cui l'Egitto è così copioso, è quasi di rigore che appaia l'augurio che il faraone tenga sotto i suoi piedi i Nove Archi. Sebbene molto frequentemente vengano interpretati come i popoli vinti o assoggettati all'Egitto, i Nove Archi sono in realtà le nove razze che rappresentano per gli Egizi l'intero genere uma-no. Questa fondamentale concezione risale al periodo più antico della sua storia poiché è già presente, scolpita su di un masso di epoca predinasti-ca, a leracompolis: la si ritrova incisa sotto la pianta dei piedi della statua del faraone Gioser, IlI dinastia, costruttore della prima piramide a grado-ni di Saqqara. E inoltre menzionata frequentemente nei Testi delle Piramidi. Citiamo da J. Vercoutter: Sembra che a quell'epoca gli archi designassero l'universo umano sottomesso al re in opposizione all'universo divino, come testimoniano iTesti delle Piramidi al § 202b (Piramide del Faraone Ounas, IV dinastia): Possa tu fare in modo che questo Ounas governi i Nove Archi e che provveda con le offerte ai Nove Dei (l'Enneade).
La contrapposizione sottolineata da Vercoutter tra universo divino e umano consiste nell'applicazione di una regola fondamentale per l'Egitto. Si tratta della massima ermetica del "cos) in alto, così in basso". Nei testi ermetici tradotti per la prima volta nel 1500 da Marsilio Ficino per incarico di Lorenzo il Magnifico, si affermava che l'Egitto era stato edificato. ad.im-magine del cielo. La recente ipotesi che le tre piramidi di Giza rappresentino le tre stelle della cintura di Orione mentre il Nilo funge da Via Lattea, non sarebbe quindi altro che una riscoperta. Per gli Egizi si trattava di una regola da applicarsi religiosamente, per cui ai nove dei dovevano corrispondere nove razze, Secondo la stessa legge, poiché la funzione di generatore degli dei e dell'umanità era ricoperta da Ptah, primo dio dell'En-neade, un'analoga valenza doveva corrispondere al primo popolo o razza dei Nove Archi. È stupefacente che gli Egizi abbiano posto se stessi tradizionalmente al terzo e quinto posto (Alto e Basso Egitto) mentre è il misterioso Haou-Nebout a ricoprire questo ruolo fondamentale. Quale ruolo avevano ricoperto gli Haou-Nebout nelle sfere ancestrali della conoscenza egizia e per quale similitudine e corrispondenza semantica li assimilavano a Ptah, padre degli dei e creatore del genere umano? Alla radice della famiglia umana l'Haou-Nebout sembrerebbe ricoprire un ruolo fon-damentale. È da questo luogo perduto alla nostra conoscenza che dunque sarebbero partite le migrazioni e le successive colonizzazioni determinando così il concetto di nove popoli da cui discenderanno tutte le genti? Questo è ciò che lascia supporre tale concezione egizia, già manifesta in tempi predinastici.”
- Una nuova preistoria umana - Widmer Berni & Maria Longhena
AMENTI
Amenti - Il Crepuscolo degli Dèi
Per gli antichi Egiziani era l'Occidente (Haou-nebout era ipoteticamente situata a nord-ovest) o Regno dei morti; regione oscura, che il sole percorre dopo il tramonto, dove i morti pervengono con la barca di Ra. Secondo il Libro dei Morti, il giudizio delle anime vi è compiuto da Osiride il quale, seduto sul trono in una cappella della grande sala «Maaty» (ossia delle due Maat: la Verità e la Giustizia) il cui soffitto è coronato da fiamme e da emblemi della verità, presiede il tribunale, formato da quarantadue sacerdoti che siedono in fondo alla sala; davanti a loro sta la grande bilancia che serve per la cerimonia della psicostasia, ossia «pesatura dell'anima» del defunto. Uno dei piattelli contiene una piuma, simbolo della Verità; nell'altro deve essere posto il cuore del giudicando. Il morto che entra nella sala viene accolto da Maat, dea della Verità; quindi Horus e Anubi prendono il suo cuore e provano sulla bilancia per vedere se sia più leggero della Verità; Thoth, lo scriba degli dèi, insieme con la consorte Maat, annota il risultato su una tavoletta e Io comunica ad Osiride. I morti che non superano la prova non possono essere ammessi nel regno di Osiride. I giudici, che sono muniti di spade, devono punire il peccatore, il quale deve poi essere sbranato da Aam, il Mostro divoratore dell'Occidente, del quale peraltro non si hanno altre notizie (v. Sekhet-Jaru)
A questo punto Risulta sempre più chiaro il rapporto fra Serpente, Vipera, Wuoivre, flusso, fiumi, energie telluriche, Vita e DNA.
In merito a questa ultimo argomento appaiono interessanti le testimonianze delle visioni sciamaniche di tutto il mondo in cui appaiono figure spiraleggianti, serpenti brillanti, torsioni, radici e scale a pioli, il tutto sotto effetti di Ayahuasca, meditazioni profonde o sogni sacri.
“…Mi immersi di nuovo nel libro di Harner, ma non trovai nessuna ulteriore citazione relativa al DNA. Comunque, alcune pagine più avanti, Harner osservava che "drago" e "serpente" sono sinonimi. Questo mi fece pensare che la doppia elica del DNA ricordava, per la sua forma, due serpenti attorcigliati…
Questa volta, sfogliandolo. fui attratto da un disegno dei Desana raffigurante un cervello umano, con un serpente posizionato tra i due emisferi. Lessi il testo inerente il disegno e appresi che i Desana ritengono che la fenditura occupata dal rettile sia una "depressione, plasmata agli albori del tempo (del tempo mitico ed embrionale) dall'anaconda cosmico. Vicino alla testa del serpente c'è un cristallo di rocca esagonale, proprio all'esterno del cervello; là risiede una particella dì energia solare che irradia il cervello"
…
Secondo Reichel-Dolmatoff, questo secondo disegno mostra che all'interno della fenditura "si trovano due serpenti intrecciati, un anaconda gigante (Eunectes murinus) e un boa arcobaleno (Epicrates cenchria), un grande serpente di fiume dai colori scuri e opachi e un serpente di terra altrettanto grande e dai colori brillanti e spettacolari. Nello sciamanesimo dei Desana questi due serpenti simboleggiano un principio femminile e uno maschile, un'immagine di madre e una di padre, acqua e terra... In poche parole, essi rappresentano un concetto di opposizione binaria, che deve essere superato per ottenere consapevolezza individuale e integrità. Si immagina che i serpenti si muovano ritmicamente a spirale, oscillando da una parte all'altra.
… La storia narrata dagli Ashaninca, relativa ad Avíreri e a sua sorella, che crearono la vita mediante la trasformazione, era solo una delle centinaia di varianti sul tema dei "gemelli divini". Un altro esempio è Quetzalcoatl, il serpente piumato degli aztechi, che simboleggia la "sacra energia della vita", e suo fratello Tczcatlipoca, entrambi figli del serpente cosmico Coatlicue. Mi trovavo seduto nella sala di lettura principale, circondato da studenti, e stavo sfogliando l'ultimo libro di Claude Lévi-Strauss, quando ebbi un sussulto. Avevo appena letto il seguente passo: "Nella lingua azteca la parola coatl significa sia 'serpente' che 'gemello'. Il nome Quetzalcoatl può dunque essere interpretato sia come 'serpente piumato' che come 'magnifico gemello.
…
Il simbolo di questo dio serpente non era altro che una doppia elica. L'analogia con la rappresentazione del DNA era lampante! Sfogliai febbrilmente tra i libri di Campbell e trovai serpenti attorcigliati nella maggior parte delle immagini che rappresentavano scene sacre. Di questo simbolismo onnipresente del serpente Campbell scrive: "Attraverso il materiale riportato nei volumi di questo lavoro, e dedicato alla mitologia primitiva, orientale e occidentale, appaiono frequentemente miti e riti del serpente e con un significato simbolico notevolmente costante. In qualsiasi luogo, in cui la natura viene venerata per la propria autonomia e dunque per la propria intrinseca natura divina, il serpente è riverito come il simbolo della vita divina. Nel lavoro di Campbell scoprii un numero sbalorditivo di divinità creatrici rappresentate sotto forma di serpente cosmico, non solo in Amazzonia, Messico e Australia, ma presso i Sumeri, in Egitto, Persia, India, nel Pacifico, a Creta, in Grecia e in Scandinavia. Per verificare questi fatti consultai il mio Dizionario dei simboli in lingua francese alla voce "serpente". Lessi: "Non dà peso ai sessi e all'opposizione dei contrari; è femminile e anche maschile, un gemello di se stesso, come molte delle importanti divinità creatrici che, nella loro prima rappresentazione, sono sempre serpenti cosmici... Così il serpente visibile appare semplicemente come la breve incarnazione di un Grande Serpente Invisibile, che è casuale e al di fuori del tempo, un signore del principio vitale e di tutte le forze della natura. E' un'antica divinità primaria reperita all'inizio di tutte le cosmogonie, prima che il monoteismo e la ragione la facessero vacillare" (corsivo in originale). Campbell si sofferma su due svolte cruciali per il serpente cosmico nella mitologia mondiale. La prima ha luogo "nel contesto del patriarcato degli ebrei dell'età del ferro nel primo millennio a.C., [dove] la mitologia adottata dalle prime civilizzazioni neolitiche e dell'età del bronzo... si capovolse, per rappresentare un tema, che era esattamente agli antipodi rispetto a quello della sua origine". Nella storia della creazione giudaico-cristiana, narrata nel primo libro della Bibbia, si trovano elementi comuni a tanti miti della creazione del mondo: il serpente, l'albero, gli esseri gemelli; ma il serpente, "che era stato venerato in Oriente per almeno settemila anni prima della compilazione del Libro della Genesi", interpreta per la prima volta il ruolo del cattivo. Geova, che lo sostituisce nel ruolo del creatore, finisce per sconfiggere "il serpente del mare cosmico, il Leviatano". Secondo Campbell la seconda svolta decisiva ha luogo nella mitologia greca, dove Zeus era inizialmente raffigurato come un ser pente; ma attorno al 500 a.C. i miti cambiarono e Zeus divenne un uccisore di serpenti. Egli difese il regno delle divinità patriarcali del monte Olimpo, sconfiggendo Tifone, l'enorme mostro dalle fattene serpentine, che è il figlio di Gaia, dea della terra che incarna le forze della natura. Tifone "era talmente grande che spesso la sua testa cozzava contro le stelle e le sue braccia si estendevano dall'alba al tramonto". Per sconfiggere Tifone, Zeus poté contare solamente sull'aiuto di Atena, "la Ragione", dato che tutte le altre divinità dell'Olimpo erano fuggite terrorizzate in Egitto.
…
Per cominciare seguii la traccia mitologica del serpente cosmico, prestando particolare attenzione alla sua forma. Trovai che esso era spesso doppio. Questo disegno, che risale all'antico Egitto, non rappresenta un vero animale, ma una sciarada visiva. che significa "doppio serpente". Nemmeno Quetzalcoatl, il serpente piumato degli aztechi, è un vero animale. In natura i serpenti non hanno né braccia né gambe, e tanto meno ali o piume. Un serpente volante è una contraddizione in termini, un paradosso, come un muto che parla. e la conferma viene dalla doppia etimologia della parola che significa sia "serpente" che "gemello". Gli antichi Egizi raffiguravano anche il serpente cosmico con dei piedi umani. Anche qui l'immagine suggerisce che la divinità primordiale è doppia, vale a dire che essa è sia "serpente" che "non serpente".
Talvolta il serpente alato assume le sembianze di un drago, l'animale mitico e doppio per eccellenza, che vive in acqua e sputa fuoco. Secondo il Dizionario dei simboli, il drago rappresenta "l'unione di due principi opposti." La sua natura androgina è simboleggiata in modo molto chiaro dall'Uroboros, il serpente-drago, che "incarna in se stesso l'unione sessuale, che si autofeconda continuamente, come traspare dalla sua coda infilata in bocca". In natura i serpenti non si mordono la coda. Tuttavia. l'Uroboros appare in alcune delle più antiche raffigurazioni del mondo, come il disco bronzeo del Benin riportato di seguito. Il Dizionario dei simboli lo descrive "senza dubbio come la più antica imago mundi africana, nella quale la sua figura sinuosa, che associa gli opposti, racchiude gli oceani primordiali, al centro dei quali galleggia il quadrato della terra raffigurato sotto"
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Il biologo molecolare Christopher Willis scrive: "Le due catene di DNA ricordano due serpenti arrotolati uno attorno all'altro, in una sorta di elaborato rituale di corteggiamento". Per riassumere, il DNA, che è un maestro nell'arte della trasformazione dalla forma serpentina, vive nell'acqua ed è sia estremamente lungo che corto, singolo e doppio. Proprio come il serpente cosmico. Sapevo che molte popolazioni sciamaniche utilizzano immagini differenti del "serpente cosmicoper discutere la creazione della vita. tra cui in particolare una fune, una pianta rampicante, una scala a pioli o scale di origine celestiale, che collegano il cielo con la terra.”
- IL SERPENTE COSMICO - Jeremy Narby
Scavando ancora a fondo il rapporto fra serpente, Vita, origine, Wouivre ed egitto cito alcuni passi tratti dal grande dizionario dei simboli di Jean Chevalier e Alain Gheerbrant:
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