Equinozio d'Autunno - 23 Settembre 2023

23 Settembre 2023

La parola equinozio deriva dal latino aequa nox, ad indicare il fatto che in questi due giorni dell’anno (equinozio di primavera ed equinozio d’autunno) giorno e notte hanno più o meno la stessa durata in ogni punto della superficie terrestre. Nei giorni di equinozio, infatti, i raggi del Sole sono esattamente perpendicolari all’asse terrestre. Quest’ultimo, lo ricordiamo, è inclinato di circa 23 gradi rispetto al piano dell’orbita che il nostro pianeta descrive intorno al Sole, ed è per questo motivo che in un anno ci sono solo due momenti (che corrispondono appunto ai due equinozi) nei quali i due emisferi terrestri, quello australe e quello boreale, ricevono le stesse ore di luce dal Sole. Al contrario, nei giorni di solstizio (rispettivamente d’estate e d’inverno), uno dei due circoli polari rimane al buio per 24 ore, mentre all’altro capo della Terra il Sole non tramonta fino al giorno successivo. Tutto ciò non si verificherebbe se l’asse terrestre fosse esattamente perpendicolare al piano orbitale: in quel caso giorno e notte avrebbero la stessa durata tutti i giorni dell’anno.
In termini astronomici, l’equinozio d’autunno si verifica quando il Sole sembra transitare attraverso il cosiddetto punto della Bilancia, nel quale il piano dell’equatore celeste (che otteniamo immaginando di proiettare la linea dell’equatore terrestre sulla sfera celeste) interseca l’eclittica, ossia il tragitto apparente che il Sole descrive in un anno. Analogamente, l’equinozio di primavera si verifica nel momento in cui il Sole sembra transitare (sempre in base al suo moto apparente rispetto alla Terra) nell’altro punto di intersezione fra l’equatore celeste e l’eclittica, chiamato in questo caso punto vernale.
Ma perché equinozi e solstizi non cadono sempre lo stesso giorno dell’anno? Questo è dovuto al fatto che la Terra non impiega esattamente 365 giorni per completare la sua orbita attorno al Sole, ne impiega in realtà 365,256. Ed è proprio per risolvere questa discrepanza che abbiamo inventato gli anni bisestili: una volta ogni quattro anni recuperiamo le ore mancanti aggiungendo un giorno al nostro calendario. Così facendo, però, le date di equinozi e solstizi devono necessariamente variare di anno in anno.

Art by Michael Handt

Qualsiasi giorno capiti, quello dell’equinozio d’autunno resta un momento di passaggio importante, da sempre avvolto nella leggenda, nel misticismo, nei rituali. È il momento in cui il buio prende lo spazio della luce, un equilibrio perfetto di Yin e Yang, e contemporaneamente il momento della fine dei raccolti, il momento, dunque, in cui i campi e i contadini riposano in attesa che torni il sole.
Per questo sin dall’antichità si festeggia. Gli antichi Romani festeggiavano Pomona, la divinità che proteggeva i frutti, gli ulivi, le culture, non di rado rappresentata con una mela in mano. Il poeta Ausonio scriveva infatti che proteggeva il mese di settembre, quello del raccolto. Nella mitologia greca, analogamente, l’autunno era il momento del rapimento di Persefone da parte di Ade, re degli inferi: il momento del buio e dei campi infertili per via del dolore di Demetra, dea del raccolto e della fertilità nonché sua madre. Costretta lontana dalla figlia per sei mesi l'anno per via di una magia, si vendicò impedendo ai fiori di fiorire durante la lontananza. Analoga la storia di Mabon, dio gallese, grande cacciatore, rapito e poi salvato per riportare la luce: è la controparte maschile di Persefone. Per i celti è lui la divinità dell’equionozio, quella da celebrare alla fine del secondo raccolto, quando la natura cambia colore, comincia la caccia, si raccolgono gli ultimi frutti della terra, e si mangiano.

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