L' Anarca
C'è chi, come Heidegger, sostiene che l'angoscia caratterizzi l'atmosfera del nostro tempo...
Heidegger coglie nel segno. L'angoscia è uno stato d'animo del tutto particolare, indeterminato. Quando arriva, la si percepisce ovunque, eppure è impossibile localizzarla in un luogo preciso. Sì, forse è lo stato d'animo fondamentale dell'uomo, questo strano essere che attraversa il tempo e che nella sua lotta con il Nulla è chiamato ad altre due inevitabili prove: quella del dubbio e quella del dolore. Ho cercato di mettere a fuoco tutto questo nel saggio Der Waldgang [Trattato del Ribelle], in cui il Ribelle, l'Anarca, «passando al bosco», cioè ritirandosi nei penetrali di se stesso, affronta e vince l'angoscia, il dubbio e il dolore.
In che senso Lei parla del «bosco»? È la natura? oppure un rifugio, o qualcosa di analogo a ciò che esso è per Heidegger?
No, per me il bosco non è soltanto come per Heidegger il luogo naturale concreto in cui vivono e operano i contadini della Foresta Nera. Certo, è anche una dimensione naturale, ma è soprattutto una metafora per indicare un territorio vergine in cui ritirarsi dalla civiltà ormai segnata dal nichilismo, in cui sottrarsi agli imperativi delle chiese e alle grinfie del Leviatano.
A volte Lei parla del bosco come di qualcosa di segreto, di inaccessibile...
Anche questo, certo, ma nel senso in cui è segreta la propria intimità, la propria casa. In tedesco le parole Heim [casa], Heimat [patria], e heimlich [segreto] , hanno la stessa radice. Il bosco è segreto non soltanto nel senso che nasconde, ma anche nel senso che, nascondendo, protegge.
La metafora del bosco come rifugio assume un 'importanza particolare nel nostro secolo, che ha partorito le minacce più pericolose per l'Anarca, cioè i totalitarismi ma anche le democrazie di massa. Come interpreta questi due fenomeni, che sembrano inghiottire ogni spazio di vera libertà?
Sono due esperienze che obbediscono al principio agonale dei contrari: quanto più si radicalizza un estremo, tanto più affiora quello opposto. A rigore, dal punto di vista dell'Anarca, del grande Solitario, totalitarismo o democrazia di massa non fanno molta differenza. L'Anarca vive negli interstizi della società, la realtà che lo circonda in fondo gli è indifferente, e solo quando si ritira nel proprio mondo, nella propria biblioteca, ritrova la sua identità. In ogni caso è raccomandabile la freddezza: su una palude ghiacciata si avanza con maggior sicurezza e rapidità.
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