L'arte di François-Auguste Biard

François-Auguste Biard si definiva autodidatta, ma qualche tempo all'Ecole des Beaux-Arts di Lione, città di nascita, lo ha speso; in maniera autonoma però, senza lasciarsi troppo imbrigliare dalle diverse scuole di pensiero di quegli anni, esponendo, ad appena 19 anni, il suo primo dipinto al Salon di Parigi nel 1818. Ma è il viaggio e la conoscenza che da esso ne deriva, ciò cui tende il giovane artista. Nel 1827 si imbarca come pittore disegnatore sulla corvetta La Bayadère, e attraversa in lungo e in largo il Mediterraneo: dall'Egitto al Libano, dalla Turchia alla Grecia. Non è nemmeno rientrato che già riparte per l'Inghilterra: visita la Scozia e poi di seguito verso la Spagna.
La scala dei soggetti che Biard sceglie per i suoi dipinti è tra le più ampie. Eccelle nelle scene di genere (Hôpital des Fous) ma si lascia sedurre da un certo orientalismo (Sultana in un interno); nei paesaggi però è stupefacente; in essi si percepisce anche l'influenza del pittoresco e del sublime conosciuti nella sua permanenza su territorio inglese, ammirando i quadri di Turner o leggendo le opere di Walter Scott. Atmosfere nebbiose, colori fiammeggianti di una natura spietata e inclemente che troveranno magnifica espressione nei quadri realizzati al ritorno nel suo viaggio dell'estate del 1839 al seguito della missione scientifica nello Spitzberg e in Lapponia. Insieme alla moglie, sposata quattro anni prima, si tufferà anima e corpo nella fascinazione di quel viaggio dal quale tornerà con centinaia di studi di paesaggio e di ritratti di degli indigeni.
Grazie ad essi, nel suo atelier di Place Vendôme, elaborerà straordinarie composizioni perseguendo la verità scientifica, somma di umanità, topografia, meteorologia, botanica ed etnologia, nel tentativo di «istruire» il proprio pubblico, spaventandolo pur divertendolo con naufragi tragici (Imbarcazione attaccata dagli orsi), panorami di baie raggelanti, ghiacciai che disegnano architetture fiabesche (Pesca di trichechi) e aurore boreali inimmaginabili (Magdalena Bay).
Davanti a quei dipinti lo stupore e l'incredulità sono possibili; difficile davvero credere alle forme dei ghiacciai che Biard disegna come sfondo alle sue scene, eppure si scopre che è tutto vero; perché quelle rappresentazioni sono precisissime e identiche a quelle riportate dalla moglie Léonie nel suo diario di viaggio, che verrà pubblicato nel 1854.
Sebbene il pubblico fu sempre suo grande sostenitore, la critica si è invece spesso trovata divisa: sostenitori fedeli ma anche detrattori. È l'abbondanza di generi diversi che probabilmente confonde, come anche l'uso di mezzi di rappresentazione diversificati come la litografia o l'incisione o anche la fotografia, che d'altra parte contribuirono a diffondere più capillarmente l'opera dell'artista, riprodotta per tutto il XIX secolo su giornali e riviste, rendendolo tra i più celebri.

Dopo la sua morte, nel 1882, la sua opera pittorica si disperde tra vari collezioni e il suo nome scompare. L'esposizione organizzata al Museo Victor Hugo è la prima retrospettiva dedicata all'artista e alla sua opera. 

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