La Divina arte di Gustave Doré

Gustave Doré fu uno degli illustratori ottocenteschi più celebri, prolifici e visionari. Incisore, pittore e scultore, si dedicò sin da giovane con gran successo alla narrazione figurata della Bibbia e di grandi capolavori letterari quali la Divina Commedia di Dante, il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes, il Paradiso perduto di John Milton, l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, Il Corvo di Edgar Allan Poe e molte opere di Lord Byron (Gustave Doré. L’imaginaire). Le immagini dell’artista non solo impreziosivano il testo, ma costituivano un elemento indissolubile da questo, dando forma e vita alla storia narrata e ai suoi personaggi.
A soli ventinove anni, all’apice della carriera, Doré ideò 136 xilografie di grande formato (cm 35x24,6), tra cui un intenso ritratto dell’Alighieri, per accompagnare il poema dantesco già tradotto in prosa da Pier Angelo Fiorentino nel 1841. L’opera illustrata fu pubblicata tra il 1861 e il 1868 e conobbe diverse riedizioni tra le quali quella presentata in mostra: La Divina commedia di Dante Alighieri, illustrata da G. Doré e dichiarata con note tratte dai migliori commenti per cura di Eugenio Camerini, Milano 1889 (Loos, Illustrationen zu Dantes; Regnoni-Macera Pinsky, L’illustrazione della Divina Commedia; Audeh, Gustave Doré; Divina Commedia. Le visioni di Doré; La Salvia, Dante e Doré). 
Il mondo immaginifico di Doré trova la sua massima espressione nella raffigurazione divina: un turbinio scintillante e avvolgente, che scuote, rapisce e incanta coloro che giungono in Paradiso. La visuale si apre verso il Cielo, Dante e Virgilio salgono sulle nuvole circondati da apparizioni angeliche che si vestono di luce e il sentimento di devozione pervade l’animo di quanti sono accolti a partecipare alla gloria celeste.







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