Viaggio A-dimensionale
UN VIAGGIO A-DIMENSIONALE
IL TEMPO, L’ACQUA E LE IDEE
Il modo in cui percepiamo il mondo esterno e noi stessi in relazione ad esso è una
visione impostata, un filtro con il quale interpretiamo gli eventi, come degli occhiali
che avessero le lenti variamente colorate facendoci così vedere la realtà in questo o
quest’ altro modo, di questo o quel colore. Il problema non è vedere la realtà velata
da un’interpretazione, ma il fatto stesso di non saperlo, che ha come naturale
conseguenza quella di essere rapiti da l’interpretazione stessa, scambiando la
medesima per la realtà vera.
Il filtro che più influenza la nostra percezione è sicuramente la linearità dello spazio-
tempo, che predispone l’uomo a percepire il flusso di sé, di ciò che fà e di ciò che
accade come una sequenza lineare di eventi, dove esistono in modo rigido e
separato passato, presente e futuro. Per noi il tempo è negli orologi, nei calendari, e
questi lo scandiscono, né determinano l’essenza della nostra idea. Sono le lenti con
le quali viviamo, la nostra cara protezione con la quale ci ripariamo dalla accecante
libertà della vita.
Ma osservando più accuratamente, vediamo che i verbi con cui descriviamo l’azione
del tempo sono gli stessi che usiamo per descrive il movimento dell’acqua: il tempo
scorre, fluisce, passa; oppure il tempo vola, associandolo quindi all’aria. Diciamo che
il tempo è breve o lungo, cosa che dovrebbe essere lo spazio. Il tempo è tanto o
poco, il che ci fa sorgere alla mente l’idea di peso o massa. Capiamo dunque che
analizzando appena più in profondità il concetto di tempo, tutto comincia a
diventare astratto e sfumato e molte sono le domande che sorgono. Deduciamo
subito che siamo allocati nello spazio-tempo in un modo parecchio confuso ed a noi
ignoto. Che non sappiamo bene cosa sia il tempo e cosa sia lo spazio. Che non ci
sono termini specifici per descrivere il tempo, fatta eccezione per la CICLICITA’
naturale. Che crediamo erroneamente che il tempo sia insito negli orologi o nei
calendari, oppure nelle quattro stagioni. Insomma una serie di falsi miti e credenze
che fin dalle prime e banali analisi subito vengono distrutti. Proviamo a visualizzare ora passato, presente e futuro come i tre stati dell’acqua,
dove il passato è ghiaccio, solidità, certezza; il presente è liquido, fluisce, muta; il
futuro invece è gassoso, invisibile, inafferrabile. Come ben sappiamo l’acqua cambia
stato sotto l’azione di due forze: pressione e temperatura. Così i fenomeni mutano
nel tempo cambiando stato, il futuro diviene presente condensando, il presente
ghiacciando diviene passato, il passato diviene presente per fusione e così via per le
altre trasformazioni. Noi però crediamo possibile una sequenza lineare di
cambiamento, una direzione unica in cui muovono gli eventi della nostra vita. In
realtà vi sono più possibilità di trasformazione che possono avvenire, infatti tutti i
passaggi di stato avvengono simultaneamente; per capirci: il futuro mentre
condensa per divenire presente sta allo stesso tempo brinando per divenire passato,
oppure il presente evapora per divenire futuro e ghiaccia trasformandosi in passato,
e il passato mentre fonde per divenire presente sta anche sublimando per mutare in
futuro.
La cosa affascinante è che tutto ciò sembra avvenire in modo unidirezionale quando
in realtà avviene in una dimensione dove ogni stato é anche gli altri due
costantemente. Dunque possiamo desumere che siamo in un non-tempo dove ogni
evento è già tutti gli eventi, riprodotti illusoriamente in sequenza dalla forza di
gravità che ne rallenta il processo rendendolo adatto alla lentezza delle tre
dimensioni nelle quali siamo immersi. Vediamo che nel micro c’è quindi
un’intelligenza o memoria adimensionale dalla quale emanano i processi e le
trasformazioni che poi sfociano nelle varie dimensioni dell’esistenza.
Ma cosa determina il passaggio da una dimensione all’altra? E soprattutto cosa si
sposta nelle varie dimensioni? La fisica quantistica delle recenti scoperte ha
dimostrato che le particelle vivono ogni dimensione, possono essere onda e
particella contemporaneamente, formando un terzo composto a metà tra l’onda e la
particella, tornando all’esempio di prima, a metà tra gassoso e solido vi è un fluido.
Sempre secondo la fisica questi corpi vengono influenzati da un osservatore che ne
modifica lo stato: osservando un’onda vedrai una particella e viceversa.
L’osservatore svolge dunque un ruolo fondamentale in quanto fautore del processo
di apparizione e attività degli eventi, è quindi una costante necessaria al mutamento
incessante. Senza di esso non vi sarebbe atto ma solo potenzialità. Esso determina il
passaggio dimensionale del possibile (numero infinito di onde). Il possibile però come il tempo o l’acqua sono concetti neutri che prendono forme
precise e definite tramite leggi e ripetizioni, contenitori creati dall’abitudine. Anche
noi come esseri umani potremo essere tutto ciò che vogliamo, però vi sono dei limiti
che non ci permettono di diventare qualcosa di troppo lontano dalla forma e dai
comportamenti umani, almeno nella tridimensionalità. Come se vi fosse un limite di
forme-vaso dove inserire il tempo-acqua dell’esempio. Abbiamo però la possibilità di
determinare il nostro divenire proporzionalmente a quanto riusciamo ad astrarci
dalle forme-tempo, integrando lo stato contemplativo dell’osservatore nella nostra
quotidianità.
Ecco che questo stato interiore di contemplazione e neutrale osservazione degli
eventi, creato all’interno di noi stessi, in un luogo oltre il pensiero ed oltre il corpo
ed il mondo, può causare l’irruzione di onde di possibilità nel nostro spazio interiore
ed esteriore che prima non venivano nemmeno pensate. Si entra dunque in un
mondo, quello delle visioni, dei sogni, dell’immaginazione che prima era bloccato
dalle brie che taravano il nostro sguardo in un piccolo range di onde possibili che
l’educazione e la società ci avevano offerto. Questo come naturale conseguenza del
completo distacco e della neutrale osservazione di ogni fenomeno interiore ed
esteriore da questa prospettiva sciolta e libera dai legami convenzionali.
Ovviamente è impossibile dare una prova scientifica di questo avvenimento, dato
che riguarda l’esperienza intima di ognuno di noi, e quindi testimoniabile solo da noi
stessi, però allo stesso tempo possiamo trovare infinite esperienze scritte di uomini
avventurosi che hanno deciso di sperimentare questa modalità di vita e che poi
hanno condiviso la loro avventura e i metodi per accedervi. Nessuno ha l’obbligo di
compiere qualcosa, e questo appunto ci rende liberi di fare nella vita ciò che più ci
và e di conformarci liberamente (a patto di essere liberi dalle varie strutture e
sovrastrutture interne ed esterne) allo stile di vita che risuona maggiormente con il
nostro essere.
Nikòlaos
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