Poesia al drago

 


  Che immagine, aspra visione.

Dove credi che corro, così zoppo?

Da me stesso forse, buio rosone.

     Visione inaspettata, disegno un labirinto

Dall’unica via, necessaria direzione,

unicursale moto dell’eterno dipinto.

    Antico profumo di vasta saggezza

offuscata dall’alito del tempo,

nebbia di spirali e amarezza.

    Occulto sussulto per questo rituale,

sangue unto, ecco la caduta del puro

in questo pozzo del ritrovato animale.

   Oscura è la via, qui in basso,

che facile lo smarrimento appare

se la luce del cuore svanisce nel passo.

   Oscura è l’idea, curve nel tartaro,

misterioso e tenebroso, dedalo di pietra

pericoloso in questo cupo baratro.

    Vago e cammino e respiro nel cammino reale

Sperduto in me stesso, spaventato e freddo,

ma ecco che lo spiraglio, serenamente, appare.

    Luce distante e speranza di comprensione,

ora vedo, ora vedo, ora finalmente vedo!

Ma lontano ancora sono, ricco di indecisione.

    Spire e volute, danzando a stento

In questo lamento di sempre meno veleno.

Fuoco e fiamme mi avvolgono nel vento.

     Alito d’inferno che m’accompagna

In queste ultime curve di cretto

 Dove il peccato anticamente ristagna.

     Ultima spira e ultima ferita.

Ora sono nel centro del labirinto

Esausto e sudato per l’impresa inaudita.

    Occhio che si apre, corpo che si muove,

cuore che pulsa e artiglio che graffia.

Sono ora davanti al nucleo che tutto smuove.

    Vortice d’emotivo tranello, sincero inganno,

amori e dolori, passioni e pulsioni.

Oh, lettore, sudiamo insieme per il nostro affanno!

    Ecco il drago, il mostro nel buio della luce interiore,

luce profonda, oscura anima inconscia,

ora ti vedo e ti affronto in questa arena reale.

    Lotta ciclica, oh fatica titanica!

Quanto è oscuro l’occhio più profondo,

visibile solo alla nostra mente ciclopica.

    Senza perversione, comprendo finalmente

Il sentiero del respiro della creatura

Che dinnanzi a me giace imminente.

    La mia spada è luccicante e furiosa

Ma il mio animo ormai, curve dopo curva,

ha bevuto la saggezza del tempo, via erosa.

    La mia spada punge le squame del drago

Che abbassa il capo con occhi chiusi,

ruggendo e sbuffando perché non sono un mago.

    Eccomi nel centro in cui mi son visto nel sogno,

realizzando il viaggio che fece sudare persino Dante,

Uscendo infine nella valle della nuova luce, cambiato.


- Mihrem

Illustrazione di Bayard Wu

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